mercoledì 28 aprile 2010

La forza della vita

A Rossano Calabro sabato scorso è avvenuto un episodio sconcertante.  Il cappellano dell'ospedale, dopo aver saputo che al mattino era stato eseguito un aborto terapeutico, si reca nella sala operatoria dove era avvenuta l'interruzione di gravidanza con l'intento di pregare per quella vita interrotta. Con sua enorme sorpresa, avvicinatosi al tavolo di metallo dove il feto di 22 settimane abortito oltre quattro ore prima era stato deposto, si accorge che quel fagottino si moveva e respirava ancora.
La dottoressa Melania Rizzoli attraverso il quotidiano Il Giornale denuncia come questo episodio non sia affatto isolato. Quando l'interruzione di gravidanza avviene oltre la metà del periodo gestazionale, è molto probabile che il feto nasca vivo; chi sostiene che questo sia un episodio isolato, continua la dottoressa Rizzoli, non ha mai frequentato le sale operatorie dei reparti di ostetricia.
 Il medico abortista evita solo di legare il cordone ombelicale per accelerarne la morte, ma in nessun caso il personale può intervenire per sopprimere il feto.
Molte volte, come nel caso di Cosenza, anche se il feto è malformato, può sopravvivere addirittura diverse ore, spesso con grande disagio del personale sanitario. Viene lasciato al suo destino, in attesa che la morte faccia il suo corso.
Fortunatamente le madri non vengono informate di questa barbarie, fino ad ora. Nessuna norma di legge tutela questi feti nati vivi.
Ho faticato a leggere questa notizia, l'ho fatto a rate. Rabbia, frustrazione, solitudine, sono tutti sentimenti che provo da ieri. Continuo a sperare che le cose non stiano esattamente così, che, magari vi sia qualche sensazionalismo giornalistico, ma ne dubito.
Giustamente ha suscitato indignazione il gruppo idiota su facebook che inneggiava il tiro al bersaglio per le persone down, ma qui non parliamo di imbecilli che si divertono attraverso l'anonimato a creare scalpore. Qui, quel bambino malformato è stato lasciato morire senza alcun tipo di assistenza, non è forse un tiro al bersaglio?
Questa notizia ha toccato un nervo scoperto non solo perchè ora sono mamma e sono in attesta del secondo figlio, ma anche perchè ho lavorato dieci anni con le persone disabili e in quel feto lasciato morire così ho rivisto i loro occhi, le loro risate, le loro difficoltà. Si parla di eutanasia e un feto "malformato" non ha nemmeno il diritto ad una morte dignitosa.

giovedì 22 aprile 2010

Ma è sempre colpa delle madri?


Ma è sempre colpa delle madri?
Intorno alla maternità alita uno strano alone giudiziale-pregiudiziale che normalmente finisce con il condannare le madri per ogni loro gesta, anche quelle inconsce.
 Il giudizio più feroce viene, ovviamente, dalle donne sia che abbiano prole sia che ne siano sprovviste. Quasi nessuna si esime da dispensare perle di saggezza, ma il loro consiglio generalmente si traduce in una sorta di condanna sulla tua capacità educativa o sul tuo istinto materno.
Non ho mai creduto che ci fosse un solo modo di essere madre, un solo modo di relazionarsi ad un bambino, e questa convinzione si è radicata definitivamente da quando sono diventata mamma.
Non è mai una condanna dichiarata, ma piuttosto un’allusione velata, una battuta scherzosa, o un’osservazione rivolta al piccolo.
Certe donne, per il solo fatto di aver partorito sono convinte di sapere tutto sui bambini, anche su quelli altrui, sono quelle che non ti ascoltano, che ad ogni tua affermazione asseriscono convinte: “anche il mio…sapessi!”, perché per loro la maternità è abnegazione, rinuncia, ti fanno sentire indegna della tua lamentela perché “cosa credevi che fosse diventare mamma?”. Loro, ovviamente, lo sapevano già e quindi sono prive di ansie, sensi di colpa, dubbi.
La donna, appena partorito, subisce un attacco su tutti i fronti: “attaccalo subito al seno”, “devi allattarlo”, “non viziarlo”, “non tenerlo troppo in braccio”, “fallo dormire con te”, “mettilo subito nella sua cameretta” ecc. Di dogmi come questi potrei elencarne a centinaia. Spesso contribuiscono soltanto ad aumentare la confusione che già regna nella vita di una neo mamma alle prese con un mondo nuovo, tutto da scoprire.
I dispensatori di consigli (spesso non richiesti) dovrebbero ricordare che quello è il loro modo di rapportarsi al loro bambino, non il modo universale di essere mamma. Quei consigli spesso sono dispensati solo per rafforzare la loro convinzione, il loro precetto educativo.
Rapportarsi con un neonato che piange poco non è la stessa cosa che farlo con un figlio che strilla continuamente per le coliche o “chissà cosa”. Il feedback che si riceve non è lo stesso. Ci sono madri che si colpevolizzano (o che vengono colpevolizzate) di non riuscire a calmare il pianto del neonato. Se alla propria voce interiore si aggiunge quella di chi sta intorno che, in modo insidioso, ti fa capire che forse sei troppo nervosa, forse non sei in grado di farlo rilassare, forse… Forse quella mamma avrebbe solo bisogno di un po’ di silenzio e di qualche ora di sonno in più, o di prendersi un caffè con un’amica per un’oretta.
 
Se il bambino è vivace non sei stata in grado di educarlo, se non si attacca al seno non ha una buona rappresentazione materna, non hai pazienza, se si sveglia troppo di notte lo hai viziato, se vomiti in gravidanza non accetti tuo figlio, se torni troppo presto al lavoro lo traumatizzi, se lo allatti troppo esageri. Potrei elencarne a centinaia.
 La prossima volta che un’amica ci esprime le sue perplessità, paure, dubbi inerenti il proprio ruolo di mamma, proviamo a porci in ascolto, a sospendere il giudizio, forse la aiuteremo a sentirsi meno incapace.

lunedì 12 aprile 2010

Le mamme del parco

L'incontro con altre mamme è un momento catartico, ogni genitrice lo sa. Proprio per questo Fujiko tenta di evitare i giardinetti, luoghi funesti dove ogni giorno ti vengono impartite lezioni di vita alle quali non riesci a sottrarti.


Perchè loro, "le altre", sono quelle che sanno come si fa, sono quelle i cui figli dormono, mangiano, giocano con moderazione perchè loro glielo hanno insegnato con pazienza e voce melodiosa. Sono quelle che mandano feed-back positivi, che ogni no è motivato e trasformato in azioni possibili, sono quelle che educano con il buon esempio. Loro vanno al ristorante e i pargoli non si muovono dal seggiolone, loro piuttosto che lasciare i figli alla nonna e godersi una serata con gli amici preferirebbero fustigarsi con un gatto a nove code.


Poi arrivi tu, sudata, con la  pancia esplosa,  la giugulare ispessita, la voce melodiosa quanto una strisciata di unghie sulla lavagna. Il tuo piccolo gnomo si coalizza immediatamente  con il gruppo lancia-sassi e acrobati-dello-scivolo, quelli che non hanno madri, o se le hanno  se ne ignora la localizzazione. Il nano, galvanizzato dal gruppo, diventa sempre più molesto e tu inizi a sentirti leggermente a disagio. La madre di Teodoro, rincara la dose: "amore, a me non importa degli altri, tu le margherite non le strappi" alita con voca soave alzando un po' il tono in modo che tu possa sentire, perchè è chiaro che il romprovero è rivolto a te e non al povero Teodoro, uno di quei bimbi che capitano in dotazione sempre agli altri.


Quando la guerriglia ha assunto aspetti anarchici-insurrezionalisti, decidi di averne abbastanza, prelevi il nano, lo trascini a casa e lo fiondi nel tuo solitario ma quieto giardino dall'immediato effetto detonatore per lui, ma soprattutto per i tuoi neuroni.


Così quando a cena tuo marito esclamerà: "anche a me piacerebbe andare al parco con il piccolo gnomo!!" tu estrarrai la cerebottana e lo impallinerai con i piselli dello spezzatino, constatando amaramente che il nano, in quanto a violenza, ha preso da te.

sabato 3 aprile 2010

Buona Pasqua

Buona Pasqua a tutti. A chi domani scarterà emozionato il suo uovo, a chi odia il cioccolato, a tutti i bambini del mondo, alle loro mamme.
Buona Pasqua a chi figli non ne ha, a chi li sta cercando e non arrivano, a chi non ne voleva ma poi è arrivato.
Buona Pasqua a chi è innamorato, a chi è deluso, amareggiato, sfortunato. Auguri a chi la vita la sa mordere, godere, affrontare.
Buona Pasqua a questo meraviglioso mondo sgangherato, folle, deturpato.
I miei migliori auguri a tutti quelli che passano di qui e anche a tutti coloro che non ci passeranno mai.
AUGURI A TUTTI.