venerdì 24 dicembre 2010

A te micrognomo

Caro micrognomo, che sei arrivato tra noi veloce come un fulmine, piuttosto famelico e con il piglio di chi sa ciò che vuole. Che mi hai regalato iperemesi, gengivite e orticaria, perchè, si sa, le cose più preziose vanno sudate.
Che, sfidando le leggi della genetica sei, inspiegabilmente, biondo con occhi blu, facendo sospettare a tutti uno scambio in culla, non fosse altro che quella notte eravamo solo io e te in quella sala travaglio.

Che sei partito buono buono per poi farci passare nottate piuttosto intense, durante le quali, non lo nego mi sono chiesta spesso "chimelafatttofà", che tra coliche, reflusso e vattelapesca ancora non ci ho preso la mano.
Che sei sveglio, allegro, innamorato del tuo fratellone che ti abbraccia e ti dice "ti voglio bene", salvo venderti al miglior offerente quando strilli troppo.
La tua mamma si perde ogni giorno di più in quegli occhi blu come il mare, ti chiede spesso scusa per il nervoso, per il suo sentirsi spesso inadeguata, per le notti durante le quali preferirebbe un pugno nello stomaco piuttosto che alzarsi al freddo per cambiarti o per farti riaddormentare, salvo, poi, contemplarti rapita quando ti appisoli accartocciato tra le sue braccia.

Siamo arrivati a cinque mesi. Hai mangiato la tua prima pappa senza batter ciglio, con tuo fratello era scattato l'allarme rosso. Credo che resti di quella prima pappa siano ancora nascosti in qualche anfratto della cucina, non so se verranno mai più ritrovati.
Che la tua mamma, spavalda ed incosciente, era sicura che con il secondo sarebbe stata una sgambata, era certa di essere pronta e non lo era affatto, perchè lei vuole sempre misurarsi con tutto e si scopre ogni volta fragile ed inesperta e si chiede sempre come facciano gli altri a fare meglio di lei.
Questa mamma pasticciona e spesso infantile oggi, alla vigilia di Natale, vuole rinnovarti il suo amore ed augurare a tutti quelli che passano di qua feste serene e spumeggianti.



giovedì 16 dicembre 2010

No alle famiglie numerose

"Due maschi? Non cercherai la femmina?"
"Due figli? Manca la femmina, ma tre sono troppi".
"Due? Io ne ho fatto uno e mi sembra anche troppo!"
"Due è il numero perfetto, adesso basta!"

Due pare siano tollerati. Quando si sfora dal numero perfetto, la gente tende a non sopportarlo. Premesso che non penso avrò altri figli per ragioni del tutto personali, e premesso anche che me ne dispiaccio, proprio fatico a capire perchè tre-quattro figli generino tanta indignazione.
Ho amici o conoscenti che hanno avuto l'ardire di generarne più di due, eppure, se memoria non mi inganna, nessuno mi ha mai inviato la retta dell'asilo, non me ne hanno smollati due a tradimento scappando a gambe levate, non ho avuto la sorpresa di ritrovarmi un figlio acquisito nello stato di famiglia.
Come dire: sono fattacci loro.
Eppure, pare proprio ci avviamo ad essere una società "child free", ovvero: fuori i pargoli dalle palle.
Sempre più ristoranti, alberghi, appartamenti di villeggiatura negano l'accesso alle famiglie dotate di figliolanza, specie se numerosa.
Non si tollerano i loro giochi, le loro urla, il loro baccano. Lo so che ci sono genitori maleducati che se ne fregano se i figli disturbano (io i miei non li porto quasi mai al ristorante perchè il loro tempo di tolleranza è pari a zero), però questa cosa mi rattrista.
Davvero vogliamo che ai nostri figli venga negato l'accesso nei locali alla stessa stregua dei cani (a mio avviso ben più tollerati)? Li lasceremo fuori legati al guinzaglio? Il passo è breve.