lunedì 23 agosto 2010

Notti a casa Fujiko


Ore 19-21: pianto furente per coliche.
Ore 21: messa a letto del piccolo gnomo.
Ore 21.30: poppata, rutto, rigurgito, nanna.
Ore 11.30-12: poppata, rutto, rigurgito, nanna.
Ore 3:  poppata, rutto, rigurgito, nanna.
Ore 4: sveglia del piccolo gnomo per incubo notturno, vuole la mamma.
Ore 4.30: poppata, rutto, rigurgito...il micrognomo è pronto per affrontare una nuova giornata. Dopo vari tentativi, alle 6 si riaddormenta.
Fujiko si fa leggera come una piuma, non respira: trattiene. Non cammina: vola. Non pensa: neuroni bloccati dal sonno.

Ore 7: sveglia del piccolo gnomo "mamma vojo titto"
"Tesoro, te lo dà papà".
"No, me lo dai tu".
Ecco. Appunto.

Come dire: a casa Fujiko, la notte, vige l'entropia più totale.
E' in notti come queste che Fujiko si domanda incessantemente, seza risposta, se riprodursi non sia puro autolesionismo.
Ai posteri...

 

giovedì 5 agosto 2010

Nascita del micrognomo


Caro micrognomo, sei arrivato tra noi finalmente, e hai deciso di farlo con due settimane di anticipo, proprio il giorno in cui il tuo adorato papà discuteva la tesi.
Non ho potuto presenziare alla discussione, trascorrendo l'intera giornata al pronto soccorso a causa di una terribile orticaria di probabile origine gravidica che, non solo mi costringeva a grattarmi come un'appestata, ma mi dava quell'aspetto attraente tipo Pimpa che non dimenticherò più.
Ricordi quando ti dissi che non avrei gradito altre sorprese fino al termine della gravidanza? Ecco, forse in quel momento eri distratto...

Subito dopo l'induzione sono partite le contrazioni, inizialmente blande e poi via via sempre più intense in un crescendo regolare. Quando sono divenute ritmiche nel tempo, ho allertato l'ostetrica: attenzione, voglio l'epidurale!
"Sei dilatata di 2 cm circa, considerando che è il secondo figlio, meglio andare in sala travaglio".
Ok, mi rilasso, il dolore è piuttosto intenso, ma mi consolo, tra poco l'analgesia lo allevierà.

Entro in sala travaglio alle 00.10, chiamano l'anestesista al telefono, tra poco arriverà. E poi il delirio: le contrazioni non mi danno tregua, sono forti e senza pause.
Inizio ad agitarmi: dove cazzo è l'anestesista? Guardo l'orologio sono passati solo cinque minuti.
Vedo le facce allarmate delle ostetriche, ad un certo punto realizzo che il travaglio procede velocemente e non ci sarà tempo per la santa punturina: inizio ad imprecare, stringo forte il braccio di non-so-chi, mi dispiace ma è la prima cosa che ho trovato.
"Non so se svenire, vomitare o morire" chiedo delirando.
Intanto abbassano velocemente il lettino, arriva la ginecologa, si vestono col camice verde. Ohi, ohi, qui ci siamo, penso.
"Spingi" mi dicono.
"Non spingo finchè non arriva l'anestesista!" grido loro.
"Arriva, ma tu intanto spingi, con due spinte nasce" mi risponde l'ostetrica.
"Non sono capace di partorire senza epidurale, non ce la faccio" piagnucolo.
"Solo due spinte e il tuo bimbo nasce"
"No, voi mentite, dite sempre così, ci vorrà ancora un'ora, non ce la faccio" mi impunto.

E poi l'istinto, la necessità di spingere, una spinta, due spinte, la testa è fuori. Terza spinta ed esce il corpicino di Tommaso. Sono le 00.38.
La vita è un miracolo che ogni giorno si rinnova.

Un rignraziamento particolare alle ostetriche e ai medici dell'ospedale  S. Orsola di Bologna: persone che svolgono il loro mestiere con competenza e passione.